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In ebbre onde vi vengono incontro, miei occhi,
multicolori le ombre della vita, ombre
declinanti al loro vertice. Smarriti
i cammini, dal verde fervore sepolti
di questa cerchia antica, ora selvatica:
torsi corrosi e patetici i suoi Geni.
Regno di sole rovine su cui trionfa
questa bellezza inconscia, questo fluente oro,
un ronzare, un gracidare alti e discordi.
Sono i progetti umani che la terra, buio
stomaco, tritura. Quale intento corona
la sua linfa in fermento mortale, nel cuore
insondabile della natura? Un coma
in quel tozzo di muro funghisce... Miei occhi
cadrete; presto cederete la forma
nel crogiolo, imploderà la mente in bruti
atomi. Già li porta a sciami il vento astratto
del futuro, là dove un fauno cieco irride.
